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Due orsi, due misure
L’assessore provinciale alla foreste con delega ai grandi carnivori della regione Trentino, Roberto Failoni, ha annunciato il trasferimento dell’orsa Jj4 nel “Parco alternativo per orsi e lupi” tedesco della foresta nera. Da tempo si stava lavorando per accogliere l’orsa in uno spazio molto più ampio di quello dove era rinchiusa al Casteller. Lo stesso assessore ha comunicato la notizia alla famiglia di Andrea Papi, come si ricorderà ucciso proprio da questo animale durante una sua uscita di allenamento in montagna. La fondazione tedesca si era già offerta da tempo nell’accogliere Jj4 assumendosi tutte le spese, sia per l’allestimento del sito, sia quelli economici del trasferimento. Nello stesso contesto già si trovano altri due esemplari italiani, trasferiti dopo innumerevoli episodi di contenimento non andati a buon fine: Jurka e Dj3. Così, nella struttura trentina resta solo l’ultimo animale, M49. Failoni ha chiarito che “L’obiettivo è riportare il Casteller alla sua funzione originaria, dedicata agli animali feriti o in difficoltà, e non alla captivazione permanente di esemplari problematici”. Come d’altronde doveva essere fin dall’inizio. Bene ha fatto la regione comunque a non farsi abbindolare dalle offerte dello zoo, sponsorizzato dall’animalismo nostrano, che proponeva appunto un recinto in Romania di soli 69 ettari in cui convivono circa 100 orsi di tutte le provenienze: circhi, zoo decaduti, sequestri in locali aperti al pubblico o bracconaggio. Logicamente, per farli stare in un contesto del genere gli animali devono essere sedati e sterilizzati. Ovvero una vera morte, sia fisica sia di specie. Posto sicuro solo per il modo pupazzesco di qualcuno di vedere la fauna, in cui un animale selvatico vero come Jj4 non aveva assolutamente degno posto. Così la nostra Jj4 ha comunque iniziato il suo secondo ergastolo, certo molto più comodo del primo. Ma sempre di ergastolo si tratta. Sicuramente ripeterà le stesse manifestazioni di insofferenza tali e quali a sua madre Jurka, abbondantemente descritte proprio dal direttore della struttura in Germania, nel bel film “Pericolosamente vicini”, per evadere da questa prigione dorata e riconquistare quello per cui vale la pena di vivere: la vita in Natura. L’importante tuttavia è che la coscienza degli animalisti nostrani possa farli finalmente dormire la notte: senza l’assillo di aver visto o sentito morire un animale che, se soppresso in un attimo, non avrebbe avuto la condanna di soffrire la cattività fino alla fine dei suoi giorni.
Andiamo invece dall’altra parte del mondo, nel Parco di Yellowstone, sempre gettonato dai soloni nostrani dell’animalismo: qualunque cosa accada in Italia, faunisticamente parlando, secondo loro dovremmo far tesoro di quanto invece viene fatto Oltreoceano e fare ugualmente. Bene. lì un altro orso, grizzly stavolta, ha avuto la ventura di essere diventato troppo confidente. Le cronache riportano che aveva cominciato a cercare cibo umano, avvicinarsi ai campeggiatori o luoghi frequentati per ottenere cibo. Ultimamente aveva anche distrutto una specie di dispensa. Secondo il parco il primo segnale risale soltanto al 7 giugno di quest’anno. La decisione è stata presa, senza intromissioni di incompetenti salvatori locali, nemmeno in un mese, ed è stata quella dell’abbattimento, eseguito i primi di luglio corrente. Le autorità hanno detto che il crescere dei danni denunciava la pericolosità, in quanto l’escalation era evidente.
Anziché condannare un animale libero all’ergastolo, lo hanno messo in condizioni di non nuocere, con il sistema più indolore e più rapido possibile. Impariamo a essere meno pietosi e più razionali nella gestione della fauna. Pensando più agli animali e meno al nostro dolore.
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Fonte: armietiro
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