Svizzera: armerie sotto attacco

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Svizzera: armerie sotto attacco

Le armerie svizzere sono sotto attacco: in otto giorni, nel corso del mese di luglio, si sono verificati cinque tra furti e tentati furti con “spaccata” ad altrettanti negozi nei cantoni San Gallo, Vallese e Zurigo. Sembra che i furti avvengano su commissione della criminalità organizzata francese che, in tal modo, si rifornisce di armi.

Nella confederazione, si accende il dibattito circa le soluzioni da adottare per scongiurare il verificarsi di altri casi: c’è chi parla di obbligare i negozianti a rafforzare i dispositivi anti-intrusione (un intervento in questo senso era già stato disposto a livello governativo nel 2022), ma dall’altra parte si osserva come i ladri siano fortemente equipaggiati, in alcuni casi persino di esplosivi, e che quindi è difficile concepire misure che possano risultare completamente anti-intrusione. C’è anche chi osserva che, fino a oggi, per le armerie non è previsto un collegamento dell’allarme diretto con le forze dell’ordine, bensì con servizi di vigilanza privata che possono poi provvedere, a seconda del caso, ad avvisare la polizia. Un collegamento diretto con le forze dell’ordine potrebbe in teoria consentire un intervento più tempestivo. Si è anche osservato che, paradossalmente, i titolari delle armerie non rientrano tra i soggetti che possono richiedere un porto d’armi per difesa personale, mentre c’è anche chi evidenzia come per contrastare questo fenomeno, sia necessario intervenire sul potenziamento della sorveglianza dei confini (il che, tuttavia, presupporrebbe una deroga al trattato di Schengen, secondo altri). Jean Luc Addor, consigliere nazionale Udc e presidente dell’associazione Pro Tell, a favore delle armi, ha osservato: “Il porto d’armi viene concesso a chi fa parte di un corpo di sicurezza statale, con la sola eccezione degli agenti privati che riescono a dimostrare di avere bisogno di un’arma. Io credo che anche gli armaioli debbano poter avere questo permesso, per la loro sicurezza ma anche per la sicurezza pubblica. Si tratta di evitare che armi di guerra finiscano in mano alla criminalità organizzata o a gruppi terroristici”. Riguardo al potenziamento della sorveglianza dei confini, Addor ha aggiunto che “Se guardo alla regione Ovest, oggi ci sono così tanti agenti impegnati a controllare i passaporti all’aeroporto di Ginevra che non resta quasi più nessuno da mandare sul territorio. È indispensabile reclutare e formare più agenti, ma non da mandare negli uffici a fare comunicazione o risorse umane, bensì da impiegare sul territorio per contrastare la criminalità. Ogni volta che l’esercito partecipa a un’esercitazione in appoggio alle guardie di confine, le cifre della criminalità transfrontaliera calano in maniera spettacolare. Ora è chiaro che non possiamo avere sempre l’esercito alle frontiere. Però ristabilire i controlli sì”.

Fonte: armietiro
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