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Pioggia d’oro sui Parchi d’Abruzzo
Alla regione Abruzzo arriva un finanziamento ai vari parchi che coprono buona parte della regione, arrivando al 35% del territorio totale. La cifra, fornita per volontà della guida regionale dell’Abruzzo con delega ai parchi e all’Ambiente Emanuele Imprudente, è importante: 8,550 milioni di euro, divisi tra cinque parchi. “Intervento della biodiversità e miglioramento ecosistemi naturali, potenziamento delle connessioni ecologiche”, questa nella precisione la motivazione addotta. Scorrendo i vari progetti, ci sono opere non indifferenti e alcune di esse sono sicuramente utili: a cominciare da recinzioni fisse nelle prossimità di viadotti, istallazioni di sistemi elettronici di avviso agli eventuali guidatori per evitare impatti con animali, barriere in metallo che impediscano, per esempio sulla statale SS 17, l’attraversamento di esemplari di orso marsicano. Molto utile, ancora, la messa in sicurezza di pozzi, cave, invasi e vasche di raccolta che hanno visto spesso la morte di animali selvatici tra cui orsi, ma pericolose anche per uomini e soprattutto bambini. Ancora, realizzazioni di linee antincendio e altre strutture tendenti alla stessa salvaguardia. Previsti anche provvedimenti per la cura degli animali selvatici feriti da varie cause, tra cui sicuramente ci saranno esemplari di fauna protetta. Troviamo anacronistico però che ormai si tenda alla cura, salvataggio, riabilitazione di fauna compresa nei piani di abbattimento: si spendono tanti soldi per rimettere in piedi e curare animali che poi, causa un non perfetto ristabilimento fisico, saranno i primi a essere predati o addirittura abbattuti regolarmente. Ancora una volta ci facciamo inquinare la logica da associazioni pietistiche che obbligano a spendere soldi in soluzioni perlomeno opinabili, quando gli stessi potrebbero essere impiegati per usi più consoni e utili per la fauna stessa o per l’erogazione di rimborsi di danni provocati proprio da questa, senza far rimanere a bocca asciutta allevatori che vedono decimare i loro animali per sentire poi dalla regione che i soldi non ci sono.
Altra tendenza molto in voga è quella, sempre propagandata da chi la fauna la vede “umana”, di seminare ovunque viadotti e attraversamenti artificiali per gli animali. Questi, giova ribadirlo, attraversano quando e dove ne hanno voglia, non hanno la razionalità di fare più strada per farlo sulle strisce pedonali. O sugli attraversamenti costruiti nella speranza di porre fine agli incidenti stradali. Anche perché la rete stradale dell’Abruzzo, è ricchissima di gallerie ovunque. E ogni galleria esiste perché sopra c’è una montagna o collina boscata. Quindi un punto idoneo a essere definito consono per l’attraversamento della fauna. Certo, siccome questi sono gratis, forse non incontrano il favore di molti proclamatori della soluzione definitiva al problema.
Nei parchi italiani non si può continuare a pensare “animalista”: bisognerebbe scrollarsi di dosso questa dipendenza, finendola di continuare a saturare territori protetti con fauna in eccesso di tutti i tipi, che poi naturalmente si espande territorialmente perché in competizione con i propri simili, troppo diffusi. I parchi dovrebbero camminare con le proprie gambe e introiti. Come? Facendo multe salate per vandalismo e infrazioni ai regolamenti interni, tanto per cominciare, oppure allineandosi a tutti i parchi del mondo dove la fauna pregiata in eccesso viene selezionata. A pagamento di chi la seleziona. E fa entrare tanti soldi, non crea nemici nelle comunità locali per le troppe attività proibite ed elimina molto meglio le troppe scorrerie di animali su strade e paesi. E questo proprio per riprendere quel concetto, abusato e sempre mal compreso, di cui parlavano loro all’inizio. Ovvero la biodiversità. Continuamente infranta e violentata proprio dalle associazioni animaliste che impediscono ogni gestione. Vedi i famosi cervi sempre dell’Abruzzo che sono stati sì gestiti, ma col pietismo e il cuore tenero, che porterà sempre a spendere soldi per soluzioni fallimentari che manterranno tale e quale il problema che si vuole evitare. Per cui ai dirigenti rimane solo il coraggio di gestire… mantenendo tutto come prima.
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Fonte: armietiro
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