Caprioli (ancora) assassini

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Caprioli (ancora) assassini

È accaduto pochi giorni fa sull’autostrada A14 all’altezza di Borgo Panigale. Un’Audi ha investito un capriolo che, saltando, ha impattato il parabrezza dell’auto, sfondandolo e attraversando tutto l’abitacolo, finendo addirittura nel portabagagli. Le due donne che erano sui sedili anteriori hanno riportato una uno stato di shock e ferite varie con traumi. Purtroppo invece quella alla guida ha riportato ferite gravissime, che l’hanno portata alla morte il giorno dopo, malgrado il ricovero d’urgenza all’ospedale Maggiore di Bologna. Il fatto riporterà sicuramente in auge, e cogliamo la tragica occasione per anticiparlo, la speculazione dei soliti noti che ricominceranno a parlare della necessità di costruire attraversamenti faunistici di vario tipo per evitare simili fatti. Come già da tempo viene gridato su tutte le riviste e i giornali conniventi alle loro idee. Salvo poi lamentarsi dell’aumento del consumo di suolo. Abbiamo già chiarito che se si conosce la fauna si sa che gli animali, se decidono di attraversare, lo fanno dove gli va, e non dove decide l’uomo a priori. E che tutte le nostre colline e montagne, forate da tunnel autostradali, rappresentano già attraversamenti faunistici. Aggiungendo anche che la zona di cui si parla, Borgo Panigale, è altamente trafficata, trovandosi oltretutto in una pianura infinita che è la pianura padana.

Ma il caso tragico riporta anche il problema, questo molto più reale e facilmente risolvibile, che la sovrappopolazione della fauna in certi ambiti è creatrice di troppa promiscuità, e spinge gli animali a ricercare altri territori, creando gli attraversamenti di cui parliamo. E questo accade ovunque, a maggior ragione dove si comprimono popolazioni di ungulati non gestiti perché la zona si chiama “Parco”. Parchi Regionali e Nazionali in cui non si può toccare nulla, in cui gli animali si rifugiano e si riproducono a dismisura distruggendo il territorio, le altre specie più deboli e cercando, specialmente nei maschi, di scappare fuori per cercare il proprio spazio. La colpa se la accollino le varie associazioni animaliste e i vari direttori e gestori, che soccombono ai loro diktat che difendono a spada tratta, ma diciamo meglio politicamente, tale attentato alla biodiversità facendo sempre più diventare, nell’immaginario delle persone senza cultura faunistica, gli animali come veri pupazzi, cartoni animati che poi non si riesce più a farli ridiventare animali veri. L’esempio emblematico è sempre quello dei cervi abruzzesi, diventati nei paesi del parco come un vero scempio alla Natura e alla loro specie.

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Fonte: armietiro
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