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Enpa batte cassa… con progetti discutibili
L’Enpa ha presentato una serie di proposte da inserire nella legge di bilancio volte, secondo l’associazione, a rafforzare le politiche a salvaguardia degli animali, dell’ambiente e della sicurezza di tutti i cittadini. I punti sono diversi e ci limiteremo a quelli più eclatanti. In primis ritornano col loro cavallo di battaglia azzoppato, in quanto ripropongono il vaccino anticoncezionale per la fauna selvatica e fauna alloctona invasiva. Come? Con una somma di 500.000 euro da stanziare per la sperimentazione del vaccino Gona-Con. Perchè così, sempre secondo loro e la pseudoscienza che dà loro man forte, si risolverebbe il problema delle sovrappopolazioni e l’inutilità degli abbattimenti cruenti. Quindi si dicono da soli, visto che c’è bisogno di sperimentazione (e con l’ausilio di tali cifre), che attualmente la sua efficacia è tutt’altro che dimostrata, diversamente da quanto molte associazioni loro pari continuano a propalare. Oltretutto, continua a rimanere senza risposta il nodo fondamentale riguardante la modalità di somministrazione: come dovrebbe essere dato? Tutti gli animali catturati e vaccinati individualmente? Altro che 500 mila euro, allora…. Sparso nell’ambiente? Ci mettiamo l’etichetta o il colore diverso a seconda di chi lo deve ingerire? O lo diamo in pasto a tutti gli animali, o peggio lo facciamo finire con le piogge nelle falde idriche e ce lo ritroviamo noi nel piatto o nel bicchiere? Passiamo oltre. Ulteriore richiesta di 1 milione di euro per i centri recupero animali di cui abbiamo già parlato, che poi vanno rimessi in libertà e probabilmente rientreranno nei piani di abbattimento o saranno banalmente predati perché menomati.
Altri 9 milioni di euro per costruire passaggi faunistici a profusione dei quali, anche in questo caso, abbiamo già parlato Poi parlano di randagismo, bracconaggio, ripopolamenti fino ad arrivare alla caccia. Mettetevi comodi che adesso viene il meglio. Dovremmo, noi cacciatori, essere sottoposti ad alcool test da parte degli eventuali vigilanti (istituzionali o volontari), dimenticando che siamo gli unici, in pratica, non solo a dover avere la fedina penale immacolata, ma anche a dover periodicamente dimostrare, certificato medico alla mano, di non essere soggetti ad abuso di alcoolici. Praticamente ci identificano tutti come portatori di fiasco, sempre pronto da tracannare tra un colpo e l’altro. Magari se lo facciano loro, e tutti gli altri, l’alcool test. Poi dovremmo indossare, sempre noi cacciatori, un giubbetto ad alta visibilità con scritto sopra il nostro numero di porto d’armi. Per fare cosa? Praticamente è una schedatura, che vedremmo più volentieri sui loro attivisti, che sempre più applicano metodi di manifestazione del pensiero che sfociano in violenze gratuite e fuori di qualunque norma civile. Poi dovremmo mettere giubbetti antiproiettile ai cani che partecipano alle braccate. Ma l’ultima è la migliore: in caso di infortunio durante l’attività venatoria ci dovremmo pagare noi stessi le cure mediche e il soccorso sostenuto dal Servizio sanitario nazionale. Dimenticando, o essendo completamente disinformati, che siamo una delle pochissime categorie coperte per legge da un’assicurazione obbligatoria per danni, a noi e agli altri, pagata da noi stessi. A questo punto poi la norma dovrebbe essere estesa a chiunque fa una qualsiasi attività. Ciclismo, parapendio, sci, motociclismo, alpinismo, trekking, rafting, paracadutismo, volo a motore ecc. Ma Enpa scherza o dice sul serio? Prima di lanciare ‘ste penose pensate dovrebbe informarsi meglio, onde non cadere nell’auto-disinformazione.
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Fonte: armietiro
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