Svizzera: denunciata per l’acquisto di una pistola… ad acqua!

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Svizzera: denunciata per l’acquisto di una pistola… ad acqua!

È costata molto cara a una 19enne della Confederazione elvetica, l’idea di acquistare per completamento di un costume per carnevale, una pistola giocattolo ad acqua su una popolare piattaforma cinese di e-commerce. Al posto del giocattolo, alcuni mesi dopo l’ordine, alla sua porta ha bussato la polizia, si scopre così che l’oggetto, del costo di circa 3 franchi e in un bel color rosa shocking, era stato stato fermato in dogana e che l’ignara acquirente è stata denunciata per aver tentato di importare nel Paese un’arma. Per la legge penale svizzera, infatti, anche i giocattoli che possono essere scambiati per armi vere sono assoggettati alle medesime norme che riguardano pistole e fucili funzionanti. Ma ci vuole anche una bella faccia tosta per affermare che una pistola ad acqua dai colori inverosimili e dalle dimensioni minimaliste possa essere scambiata per una vera pistola. Faccia tosta che evidentemente manca ai severi doganieri svizzeri, i quali forti del fatto che esistono, comunque, anche pistole rosa, hanno formalizzato la denuncia penale che, peraltro, ha portato a una condanna della giovane, in prima istanza a 5 giorni di detenzione con la sospensione condizionale della pena, poi commutata, in seguito all’opposizione dell’avvocato difensore, in una sanzione pecuniaria di 150 franchi (sospesa). Il punto non è ovviamente quello della maggiore o minore gravità della pena irrogata, quanto il fatto che la fedina penale della giovane è stata compromessa, con potenziali limitazioni anche sugli impieghi lavorativi che possano essere svolti. Il tutto, a fronte di un comportamento che di criminale non ha neanche il nome.

Il caso è tutt’altro che isolato, anzi a quanto pare sono alcune centinaia i cittadini svizzeri che annualmente vengono denunciati e condannati per l’acquisto su siti esteri di giocattoli riproducenti armi. Per limitare il fenomeno, attesa la buona fede dei malcapitati, il Consiglio degli Stati ha approvato una mozione volta a depenalizzare questo tipo di condotte, esercitando al contempo un filtro che obblighi le piattaforme di e-commerce a non vendere in Svizzera giocattoli che possano somigliare ad armi vere. Ma forse il punto è proprio questo, e gira ancora una volta intorno al concetto evanescente di “somiglianza”: quando un giocattolo, una semplice pistola ad acqua da 3 franchi, è “somigliante” a una Glock o una Beretta? E chi decide, a quanto pare inappellabilmente, cosa sia somigliante e cosa no? Forse, a giudicare dai risultati pratici, per valutare questi casi ci si affida all’associazione svizzera dei non vedenti? Si annunciano tempi decisamente bui…

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Fonte: armietiro
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