Braccialetti antiaggressione per i sanitari a Verona

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Braccialetti antiaggressione per i sanitari a Verona

Si chiamano Prowatch e sono stati dati in dotazione al personale in servizio in quattro Pronto soccorso della provincia di Verona. La sperimentazione prevede in tutto 128 dispositivi per i 4 Pronto soccorso dell’Ulss 9 e per il punto di primo intervento di Malcesine, altri (per un totale complessivo di 290) saranno distribuiti sul territorio nelle sedi della continuità assistenziale e per le centrali operative dell’assistenza domiciliare. Il costo complessivo dell’operazione, annuale, è valutato in 138 mila euro. Il progetto è stato voluto dalla Regione Veneto a garanzia del personale medico e sanitario, nei confronti delle sempre più frequenti aggressioni alle quali sono sottoposti medici e infermieri da parte di pazienti o loro parenti (2.595 casi in tutta la regione nel corso del 2024, a fronte di soli 220 nel 2020). Ogni Prowatch è dotato di due pulsanti, uno rosso e uno verde, premendo quello rosso in situazione di rischio si attiva il collegamento con una centrale operativa che a sua volta attiva l’intervento del 112 e allerta il restante personale del Pronto soccorso stesso. Il tempo previsto di attesa per l’effettivo arrivo delle forze dell’ordine è di tre minuti dall’attivazione dell’allarme. Oltre a questo intervento diretto delle forze dell’ordine, l’attivazione del Prowatch dovrebbe agire in sinergia con l’attivazione delle telecamere di sorveglianza presenti nei Pronto soccorso e si sta valutando anche l’uso di microcamere indossabili in grado di registrare audio e video.

L’iniziativa è senz’altro apprezzabile in quanto sintomo dell’impegno profuso dall’amministrazione per venire incontro alle esigenze di maggior sicurezza nei confronti dell’incolumità personale da parte del personale sanitario. In concreto, tuttavia, sembra essere il classico palliativo. Sì, una utilità del dispositivo può esserci, nel momento in cui l’aggressione sia rappresentata da una escalation riconoscibile in quanto tale, e si attivi l’allarme ben prima che si sia arrivati al contatto fisico tra aggressore e operatore; ma nel momento in cui l’aggressione sia effettivamente in atto, anche se si riuscisse a rispettare la previsione dei tre minuti di intervento, le forze dell’ordine arriveranno a cose ormai fatte. Potrà, allora, essere utile per riuscire più efficacemente a identificare e arrestare gli autori dell’aggressione, ma non certo a evitare le conseguenze fisiche per la vittima. Di maggiore efficacia in questo senso potrebbe essere la previsione di dotare i sanitari di strumenti di autodifesa non letali, e se è vero che per quanto riguarda gli strumenti “tradizionali” vi sono alcuni obiettivi fattori di criticità (l’impossibilità, per esempio, di impiego dello spray al capsicum in un pronto soccorso), potrebbe in questo senso rivelarsi risolutiva la dotazione di strumenti “traumatici” come potrebbero essere gli attuali marcatori Paintball, utilizzati in combinazione con proiettili in gomma. Soluzione che, tuttavia, è improponibile a livello politico. E allora, vai di braccialetto e speriamo bene…

 

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Fonte: armietiro
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