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Caccia: ddl Lollobrigida presentato in Senato
Il ddl per la riforma della legge 157/92 sbarca in Senato, firmatari i capigruppo dei partiti di maggioranza al Senato Malan, Romeo, Gasparri e Salvitti. È stato lo stesso ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida ad annunciarlo con una informativa nel Consiglio dei ministri dello scorso 20 giugno. Immediata la reazione delle associazioni ambientaliste e animaliste, 46 delle quali hanno già annunciato la propria contrarietà parlando di “attacco alla natura, alla sicurezza delle persone e alla volontà della maggior parte dei cittadini contrari alla caccia” e annunciando una mobilitazione nazionale. “Sono trascorsi più di 30 anni e sono cambiate le circostanze che facevano della legge 157/92 una legge efficace”, ha invece dichiarato il Ministro Lollobrigida, “specie marginali, come gli ungulati (cinghiali, daini etc.), sono diventate infestanti con gravi conseguenze su più livelli: danni all’agricoltura derivanti da sempre più frequenti incursioni nelle coltivazioni; danni alla sicurezza alimentare, sono infatti il vettore di diffusione principale della peste suina africana, e mettono a rischio l’export di salumi che per l’Italia vale oltre 2 miliardi di euro. Da queste specie derivano poi rischi sempre più elevati per la sicurezza stradale. Sul piano istituzionale, dopo la legge Delrio il depotenziamento delle province non consente una efficace gestione del territorio in quanto l’attuale testo fa esplicito riferimento a degli enti territoriali che non hanno più i poteri per assolvere a quei compiti. Il testo di base è un testo equilibrato che costituisce una base di partenza per il lavoro sulla 157/92 che è non più rinviabile. Se c’è una differenza tra il modo di fare politica di questo Governo e quelli precedenti è che, se il Parlamento dà un indirizzo ad amplissima maggioranza, comprese le forze che in questo momento sono all’opposizione, agisce di conseguenza come è suo dovere fare”.
Rispetto ai timori paventati dalle associazioni ambiental-animaliste, dalla bozza del ddl si desume che il numero delle specie cacciabili non si prevede che debba subire variazioni, così come non c’è traccia della famigerata possibilità di “sparare sulle spiagge” né di dare la licenza di caccia ai sedicenni.
Tra i contenuti sicuramente innovativi della riforma, c’è innanzi tutto quello relativo al cambio del titolo della legge 157/92, introducendo il concetto non solo di “protezione” della fauna selvatica ma anche quello di “gestione”. Si prevede di eliminare l’obbligo di scelta in merito alle opzioni di caccia da parte del cacciatore, si prevede la possibilità per le Regioni di derogare, per la definizione dei calendari venatori, dalle indicazioni fornite dall’Ispra, seppur sempre in forma motivata secondo fonti di informazione scientifiche indicate dalla Commissione europea.
Per quanto riguarda l’articolo 8 della proposta di legge, che dovrebbe modificare l’articolo 13 della legge 157/92 sui mezzi per l’esercizio della caccia, risulta piuttosto sibillina l’indicazione relativa alla possibilità di impiego di strumenti ottici e optoelettronici nella caccia di selezione: “Nella caccia di selezione agli ungulati è consentito l’uso di strumenti ottici e optoelettronici, a eccezione di quelli che costituiscono materiale di armamento ai sensi dell’articolo 2 della legge 9 luglio 1990, n. 185”. Se l’intento era quello di ammettere esplicitamente l’uso di visori termici o digitali per la visione notturna, il risultato pratico potrebbe essere quello di considerare inutilizzabili cannocchiali diurni e persino red dot nella caccia in battuta al cinghiale, il che è ovviamente assurdo.
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Fonte: armietiro
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