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Concerti sì, campani no
Ultimamente il clima vacanziero, che ormai avvolge tutte le località montane in Italia, specialmente alpine, ha scovato un nuovo problema: in più luoghi i turisti si sono lamentati dei rumori provenienti dai campani che normalmente equipaggiano gli animali al pascolo nei pressi. Siano cavalli, mucche, pecore o capre. Le lamentele, condite dal leitmotiv del riposo di cui ognuno, proprio perché in vacanza, ha bisogno dopo i normali vagabondaggi notturni alla ricerca del divertimento perduto, sono arrivate anche ai sindaci. Ora, premettendo che ognuno può passare le vacanze nel modo che ritiene appagante per lui, parallelamente si ha il dovere, o l’intelligenza, di scegliere i luoghi che appunto lo permettano. O, volendo ugualmente accedere a determinati posti perché belli o tradizionali, sopportarne le parallele differenze con la vita da cui si proviene. I rumori della montagna appartengono a secoli e secoli di storia, ad abitudini pratiche e di vita montana che proprio per questo ne hanno decretato, attualmente sempre più, l’enorme attrattiva. A fronte di questo, è da valutare se la montagna goda altrettanto dei turisti, visti i rifugi saccheggiati e vandalizzati, i prati sporcati e invasi da cani sciolti e altre intrusioni che irrompono nella vita alpina distruggendola pian piano. L’uso dei campani sugli animali al pascolo non è un vezzo o una simpatica maniera di addobbare gli animali per festeggiare quando ritornano, con sfilate tipiche e coinvolgenti, dai pascoli montani a fine estate per rientrare nelle stalle al coperto. Ma sono veri utensili per far capire a chi li sente l’atteggiamento e lo stato degli stessi animali. Chi è cacciatore degli anni pre-beeper conosce benissimo l’uso del campano che a beccacce, nelle macchie impervie, faceva capire senza vedere il cane cosa stava facendo. Il suono continuo e disteso voleva dire una cerca regolare. Un tintinnio più lento segnalava che il cane era in accertamento. Il suono che si interrompeva, e ripartiva per alcuni secondi, denunciava il cane in guidata. Se silenzio assoluto era in ferma. E non sbagliava mai. Analogamente un pastore, che ascolta da lontano i propri animali, sente i campani portati dal capobranco che guida col suo calmo tintinnio il resto della mandria. La guida e la tiene unita. Se al contrario sente il suono dei campani a martello, significa che la mandria è in fuga, per predatori o altro elemento di disturbo. Se non li sente affatto significa che si sono allontanati o usciti magari dal pascolo. E dispersi chissà dove. Ritrovarli poi in un ambiente così vasto sarà facilitato proprio sentendo da lontano il caratteristico suono. E ciascuno, che sia cacciatore d’un tempo o pastore, riconosce il suono dei propri tra mille. Per cui, dopo non aver capito cosa cerca certa gente andando in montagna, vogliamo invece esaminare il fenomeno che al contrario non c’entra un cavolo con le montagne. E che invece, agli stessi così intransigenti ai rumori veri dell’ambiente montano, sono invece così graditi. Ovvero i concerti in quota, o in luoghi completamente immersi nella Natura disturbati, sì disturbati e violati, dai cantautori del momento alle orchestre varie. Tali manifestazioni che portano caos, rumori estranei, rifiuti, cicche ovunque e traffico di mezzi a motore, dovrebbero trovare la loro collocazione negli auditorium, negli stadi o posti preposti a tale attività. Mentre i campani stanno nel loro ambiente quest’ultimi invece, di rumori, sono completamente fuori luogo in montagna. Uno degli alfieri di sì tanta “biodiversità canora” è Jovanotti, che dalle biciclettate con migliaia di fan in quota, dai concerti sulle spiagge, ha pure ricevuto il placido assenso del Wwf. Hanno criminalizzato tanto la supposta falsa teoria della caccia sulla spiagge, nel nuovo disegno di legge sulla caccia, e poi se si radunano migliaia di persone su spiagge o montagne non si dice nulla. Certo sono senza fucile, che danno faranno mai?
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Fonte: armietiro
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