Il convegno sul bando del piombo in Ue

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Il convegno sul bando del piombo in Ue

Si è svolto oggi presso il Parlamento Europeo a Bruxelles il convegno “Hunters and Fishermen against the Lead Ban in Europe”, organizzato dall’Eurodeputato Pietro Fiocchi (Ecr).

L’iniziativa è stata promossa per discutere la proposta della Commissione Europea di introdurre un bando totale del piombo nelle munizioni e nelle attrezzature da pesca, presentata lo scorso febbraio tramite atto delegato, quindi senza il coinvolgimento diretto del Parlamento. Una scelta che continua a suscitare critiche sia per le modalità adottate sia per le motivazioni da molti considerate ideologiche e prive di solide basi scientifiche.

Ad approfondire le criticità scientifiche, ambientali ed economiche legate al bando sono intervenuti esperti e professionisti di alto livello: Jaromir Zuna, ex Vice Capo di Stato Maggiore della Repubblica Ceca; Luciano Rossi, Presidente Fitav e Issf; Bruno Barbera, ex dirigente Arpa; Andrea Pomi, esperto di munizionamento; Pier Mannucci, Professore emerito di Medicina.

Nel corso del dibattito, i relatori hanno evidenziato come il piombo, se correttamente gestito, non rappresenti un rischio tale da giustificare un divieto totale, sottolineando invece i pesanti effetti economici e sociali che una simile misura comporterebbe per le comunità rurali, gli sportivi e le filiere produttive collegate.

“Ci chiediamo se questa proposta di divieto tenda in realtà a cancellare la Caccia in Europa. Non è possibile che la Commissione non si renda conto che a causa del bando del piombo migliaia di cacciatori abbandoneranno totalmente l’esercizio dell’attività venatoria. E quindi se lo sa, vuol dire che ha uno scopo diverso, cioè cancellare la Caccia”. Questo è il dubbio espresso da Bruno Barbera, ex dirigente Arpa.

“Come dimostrato dagli interventi e dai dati forniti oggi dai nostri relatori, vietare totalmente il piombo non porterebbe alcun reale beneficio all’ambiente o alla salute umana”, ha ribadito l’onorevole Fiocchi a margine del convegno, “ma colpirebbe duramente settori come caccia, pesca e tiro sportivo, già messi alla prova da normative restrittive e ingiustificate. Inoltre, avrebbe ricadute indirette sui costi del munizionamento civile e militare”. Il convegno si è chiuso riaffermando la necessità di un approccio pragmatico, fondato su dati concreti e non su pregiudizi ideologici, respingendo ogni tentativo di imporre norme punitive e inefficaci. Il messaggio rivolto alle istituzioni europee è stato chiaro: caccia, pesca e tiro sportivo non sono attività da criminalizzare, ma pratiche tradizionali e sostenibili che meritano rispetto e tutela.

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Fonte: armietiro
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