Armi da tiro news da Armi e Tiro
Le mostre trofei insegnano
Nella cittadina di Ala (Tn) si è svolta la consueta e annuale mostra dei trofei organizzata dall’Associazione cacciatori trentini. Una delle tante decine che si svolgono a fine stagione venatoria su tutto l’arco alpino. Naturalmente molto frequentata da appassionati e tutti coloro che ne hanno reso possibile l’organizzazione, con i loro trofei. Ovvero i cacciatori stessi della zona. Ma naturalmente ha subito ricevuto la mancata benedizione delle associazioni animaliste che l’hanno bollata come “Tutto quanto fa spettacolo, anche la morte”. Richiamando il comune ad accrescere sensibilità diverse. Ora vorremmo spiegare a coloro che ne contestano il significato, sperando che smettano per almeno 5 minuti di salvare il pianeta… solo ed esclusivamente a modo loro, il vero significato di tali manifestazioni tornando indietro di alcune migliaia di anni. Criticare la trofeistica significa non aver mai studiato, o essersi interessati, della vita dei nostri antenati. Che, anche se morti, hanno lasciato in noi retaggi ancestrali e istintivi che hanno permesso agli umani di rimanere vivi fino a oggi. Da studi fatti da antropologi e ricercatori sono stati trovati inequivocabili reperti di trofeistica fin nelle grotte dei nostri antenati preistorici. Ovvero resti di animali, pelli e parti ossee, disposti in modo tale da rappresentare la cattura di quel determinato animale e non esclusivamente un impiego alimentare. Questo dava, a chi l’aveva realizzata, un rango superiore rispetto al resto del gruppo. In quanto l’esposizione di animali forti dava al cacciatore un rango che lo poneva in alta considerazione per la protezione e la guida del gruppo. Ovvero, dimostrare da questi reperti di aver conquistato o abbattuto un animale grosso e pericoloso, era come dire a tutti di essere il più forte, il più bravo, colui al quale ci si poteva affidare e chiedere protezione. E a queste manifestazioni si univano anche le rappresentazioni rupestri di cacce e animali proprio volte a enfatizzare tali imprese. Oggi, nel tempo che poi si è evoluto, le mostre trofei rappresentano la gestione della fauna locale: non sono più la dimostrazione del cacciatore più bravo, ma un quadro esplicativo che evidenzia le specie tenute in equilibrio numerico tra loro proprio grazie a questi abbattimenti. Se fosse per il pietismo dilagante, base essenziale di tutto l’animalismo falsamente protettivo della fauna, ci sarebbero proliferazioni unilaterali di certe specie che porterebbero a estinzione, in certi territori, altre più deboli. Oppure boschi completamente rasi al suolo perché troppo pressati da una alimentazione squilibrata. La più grossa baggianata, sparsa a piene mani da molti anni da coloro che dicono essere i custodi della Natura, è proprio l’affermazione di “Lascia fare alla Natura”. La Natura non ha le stesse tempistiche di noi umani. Se una specie scompare pressata da altre, gielo fa fare. Magari tra 200-400 anni poi ritorna o ne arriva un’altra che distrugge la prima. Che problema c’è. Il suo metro non è lo stesso nostro che vorremmo, anzi vogliamo, una Natura sempre presente ed equilibrata nel nostro piccolissimo arco vitale. Per cui le mostre trofei testimoniano, proprio dai trofei raccolti, se una specie sia o meno in sofferenza, se presenta malattie o carenze di alimentazione. E tante altre cose, per chi sa leggerle. Dichiarare per mancanza di tale conoscenza che sono solo una rappresentazione di morte, significa inequivocabilmente di non essere di alcuna utilità alla Natura. Proprio l’aiuto che a chiacchiere, e incompetenza, loro pensano di saper offrire.
L’articolo Le mostre trofei insegnano proviene da Armi e Tiro.
Fonte: armietiro
Leggi tutto l’articolo sul sito “Armi e tiro”: Le mostre trofei insegnano