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Montagne “elettrificate” per la Svizzera?
La Svizzera è molto osservata a livello europeo in quanto sta attuando una politica di abbattimenti verso i grandi predatori, nella fattispecie lupi. Il problema delle predazioni non riguarda più come ben si sa soltanto gli animali d’allevamento, bensì anche quelli d’affezione, che ormai vengono presi direttamente sotto gli occhi dei padroni. È di pochi giorni fa la notizia di un Chihuahua di pochi kg portato via da un lupo in un parco di Ancona, peraltro con i padroni accanto. Ma passiamo alle ultime asserzioni degli amici del lupo. Si sta portando a esempio il fatto che nel Cantone dei Grigioni una pastora, Sandra Schuster nell’Alpe Sut Fuina, guida un gregge di circa 500 pecore, 7 capre e 40 mucche, ottenendo buoni risultati nel contrasto alle predazioni del lupo. Con cosa? Con un recinto elettrificato notturno usato come ricovero e un altro altrettanto elettrificato, a rotazione con altri, che assicura la protezione diurna. Non solo. Ben due cani da guardia, i quali sembra stiano mettendo tanta paura ai lupi intorno ai recinti, al punto che non si è verificata per adesso nessuna predazione.
La notizia ci sorprende sia per il numero degli animali sia dello spazio occorrente per farli pascolare. Siamo più chiari: 500 pecore e 40 mucche, per sopravvivere, debbono avere uno spazio recintato tale che non è paragonabile a un pascolo brado. Altrettanto quello per il ricovero notturno. Per cui è da ritenere che gli animali vivano come in cattività. E due soli cani controllano la sicurezza di branchi così grandi? Cosa sono, leoni africani? Quando spesso nemmeno 4 o 5 cani riescono a salvare gruppi di nemmeno cento pecore? Comunque, alla fine si conclude che la prevenzione, la tutela, i cani, i pastori che sorvegliano (a proposito, una sola pastora controlla tutti ‘sti animali?) sono la soluzione contro le predazioni. Per cui i 48 lupi abbattuti fino adesso non servono a nulla in quanto le predazioni continuano a cura di un altro branco. Ed ecco che arriviamo alla favola di Natale: dati questi fatti, è provato che gli abbattimenti non funzionano e, anzi, i predatori aumentano. A supporto di questa tesi viene come sempre rispolverato uno studio fatto circa 40 anni fa, che ha ormai evidenziato palesemente i propri limiti.
Non ci vuole chissà quale formazione accademica per constatare che, purtroppo, la caccia indiscriminata del passato è riuscita a estinguere, o quasi, tigri, leoni indiani, rinoceronti indiani bianchi e neri, licaoni, predatori oltretutto altamente specializzati, orsi marsicani, elefanti. Possibile che non si riesca a contenere poche centinaia di lupi? Il problema è proprio l’opposto di quanto viene rappresentato: il controllo faunistico non è efficace perché si ha sempre la mano troppo morbida, fermata come al solito da varie associazioni animaliste, Tar e politici conniventi. Che riconoscere la validità degli abbattimenti non porta voti. Meglio farsi vedere amici del lupo. E quindi, troppo pochi abbattimenti in confronto al numero totale, non proporzionati agli allevamenti di pecore, mucche o peggio ancora ai cani dei proprietari, gatti o asini. Se colpisce questi animali, è evidente che il lupo si trova completamente fuori dal contesto nel quale era previsto che si trovasse. Con buona pace delle tante associazioni colpite dalla lupite. E senza portare paragoni inattuabili per i tanti pastori che si ammazzano di lavoro giorno e notte, estate e inverno. Montare recinti elettrici e smontarli continuamente, con freddo, pioggia, vento e tanto altro non è lavoro, è una fatica immane. E curare anche gruppi di cani da guardia con mangiare veterinario e tanti soldi da spendere non è un lavoro, ma una condanna. Oltretutto se i pascoli continueranno a essere abbandonati per i troppi problemi di cui sopra, ne soffrirà la montagna, la biodiversità e tante specie animali che vivono grazie alla gestione naturale dei pascoli e degli animali che li brucano, mantenendo le praterie alpine pulite e con la presenza di tutte le specie arboree grazie proprio alla brucatura. Le mucche non sono solo animali da latte. Ma gestori naturali della montagna. Non permettono l’avanzare del bosco che porterebbe il sopravvento di solo alcune specie arboree più forti. A buoi scappati quando ci renderemo conto che non esiste solo il lupo, non sarebbe più possibile ripristinare ambienti che vogliono decenni di cura prima di tornare come devono essere per avere una montagna produttiva, fruibile e ricca di vita selvatica.
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Fonte: armietiro
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