Psa: abbattimenti dei cinghiali a rilento, ma di chi è la colpa?

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Psa: abbattimenti dei cinghiali a rilento, ma di chi è la colpa?

È di poche ore fa l’allarme lanciato da Coldiretti, che denuncia il rifiuto dei cacciatori di ben 36 squadre dell’Atc1 Savona-Levante di prendere parte agli abbattimenti dei cinghiali «dal momento che, a causa dell’epidemia della Peste suina africana, una volta uccisi dovrebbero consegnare gli animali all’Asl2 Veterinaria per le analisi del caso». A darne notizia è Gianluca Boeri, presidente di Coldiretti, insieme con Bruno Rivarossa, delegato confederale. «Tutto questo non è accettabile», ha dichiarato Boeri, «la situazione è ormai insostenibile e non è pensabile ritardare ancora l’abbattimento degli ungulati». Anche il ministero della Salute ha invitato la regione Liguria «ad attuare quanto prima le misure previste dal piano integrato di eradicazione».

Come era prevedibile, l’emergenza Psa ha reso evidente alle istituzioni l’utilità dei cacciatori e dell’attività venatoria svolta in maniera corretta. L’aiuto da parte dei cacciatori in una situazione di emergenza è senz’altro doveroso, ma non si capisce perché i costi economici delle operazioni dovrebbero pesare sulle tasche dei cacciatori, tanto più che le carcasse devono, gioco forza, essere conferite all’Asl per i controlli. Già, perché la scarsa collaborazione dei cacciatori non è dovuta, come insinuato da Boeri, da «interessi economici che vanno ben oltre il concetto di caccia sportiva», ma dal fatto che si richiede alle squadre di impegnarsi in un lavoro che non soltanto non verrà retribuito, ma che comporterà addirittura spese aggiuntive.

A fare notare l’assurdità della situazione è stata anche Barbara Mazzali, cacciatrice e consigliere regionale in Lombardia in forza a Fratelli d’Italia. «Gli animali selvatici sono proprietà dello Stato? Sì», ha commentato la Mazzali, «Lo Stato ne demanda la gestione alle regioni? Sì. Le Regioni chiedono ai cacciatori di lavorare per risolvere la sovrappopolazione dei cinghiali? Sì. E allora con quale criterio i cacciatori non vengono pagati? Non solo, devono pure metterci dei soldi loro, tra benzina, attrezzatura, munizioni… E poi, una volta abbattuto il cinghiale, viene loro chiesto di portarlo alla Asl, che dista chilometri e che si tiene l’animale per le analisi necessarie».

Boeri ha aggiunto anche che le istituzioni dovrebbero trovare una via alternativa per portare a termine le operazioni di contenimento «anche mettendo in campo l’esercito se necessario». Al di là dell’assurdità dell’affermazione, non sarebbe più vantaggioso per lo Stato e per le regioni prevedere una forma di rimborso spese per i cacciatori, quantomeno per tutti i costi aggiuntivi dettati dall’emergenza Psa?

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Fonte: armietiro
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