Psa, il ministero chiede la collaborazione dei cacciatori. Ordinanza per vietare la caccia nelle zone infette

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Psa, il ministero chiede la collaborazione dei cacciatori. Ordinanza per vietare la caccia nelle zone infette

Dopo la recente scoperta di un esemplare di cinghiale infetto da peste suina africana nel comune di Ovada (Al) e i successivi rinvenimenti di altre due carcasse di ungulati infetti, a Fraconalto (Al) e Isola del Cantone (Ge), le autorità competenti si stanno muovendo per cercare di circoscrivere il fenomeno. A rischio, stando alle stime di Cia-Agricoltori italiani, sarebbero 1,7 miliardi di euro di esportazioni riguardanti carni e salumi di suino Made in Italy, comparto che nel 2021 aveva fatto segnare un aumento del 12,2% rispetto all’anno precedente.

Il ministero delle Politiche agricole e forestali ha diramato una nota a tutte le associazioni venatorie riconosciute, chiedendo la massima collaborazione da parte dei cacciatori nella gestione del fenomeno. In particolare, si legge nella nota del ministero, ai cacciatori è raccomandato “il rispetto scrupoloso delle misure di biosicurezza da tenersi in occasione dell’attività venatoria (es. smaltimento dei visceri, contaminazione ambientale, limitazione dell’uso dei cani), per il quale sarebbe opportuno intraprendere specifici percorsi formativi e informativi“. Il Mipaaf ha sottolineato anche l’importanza della collaborazione da parte del mondo venatorio nella ricerca delle carcasse di cinghiale, oltre al ruolo fondamentale che i cacciatori, in quanto esperti conoscitori della natura e del territorio, potrebbero svolgere nella raccolta di dati e informazioni sulla popolazione di cinghiale.

Benché in molti Atc il divieto fosse scattato immediatamente, è stata firmata poche ore fa, il 13 gennaio, un’ordinanza congiunta dei ministri Stefano Patuanelli e Roberto Speranza che vieta l’attività venatoria nell’area considerata infetta, al momento circoscritta a 78 comuni del Piemonte e 36 della Liguria. Il provvedimento stabilisce che nelle aree infette siano vietate anche “la raccolta dei funghi e dei tartufi, la pesca, il trekking, il mountain biking e le altre attività che, prevedendo l’interazione diretta o indiretta con i cinghiali infetti o potenzialmente infetti, comportino un rischio per la diffusione della malattia“. Resta comunque possibile per le regioni “autorizzare la caccia di selezione sulla base di una valutazione tecnica che tenga conto della natura dell’attività e dellespecifiche caratteristiche dell’area coinvolta“.

 

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Fonte: armietiro
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