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Taser: perché è uno strumento fondamentale
In relazione allo scatenarsi delle polemiche sull’uso del Taser da parte delle forze dell’ordine, dopo due casi mortali avvenuti a 48 ore l’uno dall’altro in Sardegna e Liguria, pubblichiamo il parere tecnico-giuridico dell’avvocato Antonio Bana, past president Assoarmieri nonché presidente del Cesdea (Centro Studi Diritto europeo armi e munizioni).
“Negli ultimi giorni, due tragici decessi avvenuti a seguito dell’uso del Taser da parte delle Forze dell’Ordine hanno riacceso il dibattito sull’effettiva legittimità e sicurezza di quest’arma. Lungi dal banalizzare la gravità degli episodi, è doveroso inquadrare il tema con rigore giuridico e realismo operativo: il Taser non è uno strumento letale, ma una risorsa fondamentale nella gestione di soggetti pericolosi e violenti, laddove l’uso delle armi da fuoco comporterebbe rischi esponenzialmente maggiori.
È doveroso precisare che le Forze dell’Ordine operano sotto il perimetro tracciato da tre fondamentali norme del codice penale:
– Art. 51 c.p. – Adempimento di un dovere.
– Art. 53 c.p. – Uso legittimo delle armi, quando necessario a respingere una violenza o vincere una resistenza all’autorità.
– Art. 55 c.p. – Eccesso colposo, in cui può incorrere l’agente che travalica i limiti della scriminante.
Nel caso del Taser, la giurisprudenza lo considera una “arma comune da sparo”, per cui si applicano le stesse regole di proporzionalità e necessità previste per tutte le armi in dotazione. È un’arma non letale che, potrebbe sollevare interrogativi, ma protegge vite! (da ultimo il caso di Mantova)
Giova precisare che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha chiarito che l’uso di strumenti coercitivi, come le armi ad impulsi elettrici, non viola di per sé l’art. 3 Cedu (divieto di trattamenti inumani), a condizione che sia indispensabile per neutralizzare un pericolo immediato, l’uso sia proporzionato, le conseguenze fisiche non siano sproporzionate o gratuite.
Dunque, la legittimità passa attraverso un giudizio ex ante sull’opportunità dell’intervento, non sull’esito tragico che, pur grave, può derivare da fattori indipendenti.
A tutela delle forze dell’ordine ci vorrebbe un rafforzamento normativo che disciplini i “modi” di impiego del Taser secondo principi di legalità, necessità e proporzionalità.
Come mostrato nel caso della Polizia Usa e in molte esperienze europee, il Taser è uno strumento intermedio tra la mera coercizione fisica e il fuoco letale. I dati internazionali dimostrano che in moltissimi casi ha impedito l’uso delle armi da fuoco, ha consentito di contenere soggetti armati o aggressivi in sicurezza, ha protetto anche gli operatori coinvolti!
Concludendo: il vero problema non è il Taser in sé, ma la mancanza di una cultura giuridica e politica capace di affrontare con maturità il tema della sicurezza. Le Forze dell’Ordine hanno diritto – oltre che dovere – di proteggere i cittadini e se stesse, usando mezzi che non siano necessariamente letali. Non esiste, infatti, una prova medica diretta che correli l’uso del Taser a decessi, se non in presenza di condizioni patologiche aggravanti.
Serve un aggiornamento normativo, una verifica giudiziaria più strutturata, e un protocollo sanitario costante. Ma abolire o demonizzare il Taser sarebbe un errore, perché significherebbe togliere una delle poche armi realmente proporzionate oggi disponibili.
Le forze dell’ordine sono oggi l’ultimo baluardo a difesa della nostra Costituzione”.
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Fonte: armietiro
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